martedì 13 dicembre 2011

Quanti giorni...

 non so, ma so per certo che le cose possono divenire. 
A volte in maniera inaspettata. 
Lascio alcune foto, degli ultimi giorni.


Cronaca.
Lasciata la famiglia. All'ultimo, la mamma con una scenetta da ragazzina che si crede molto furba e cattivella mi chiede se sarebbe da "asshole" propormi di farle una certa quantità di Tiramisù per fare bella figura alla festa con le maestre.
No, non è da asshole, è da scemi. Comunque assecondo questo suo desiderio.
Non ho rimpianti e non mi spiace aver lasciato la casa, solo che ho realizzato la cosa solo poco prima di andarmene. 
La piccola che forse non ha capito che non mi vedrà più mi ha salutata ripetutamente con una serenità tutta sua, mentre la mezzana era arrabbiata con me e ha sperato di non vedermi più.
La grande una personcina straordinaria, prima ha detto che probabilmente sarei tornata da loro poi, sapendo che sono insegnante, ha chiesto cosa auguro ai miei studenti quando li lascio.

Ho risposto che se ci fosse stata un'altra maestra avrei sperato fosse una brava maestra, una persona che avrebbe fatto tutto il possibile per aiutare i miei studenti a rendersi migliori, a farli sentire sicuri nella loro crescita e un po' meno soli nella ricerca che porta alla realizzazione di sé.

La visita a un'amica ha dato impressioni di possibilità di un modo diverso in cui guardare il tutto.
Forse solo la differenza tra me e loro ha portato a grandi fraintendimenti. 
Può essere.
Dare gli avanzi di una cena, conservati in frigo per cinque giorni, alle bambine mi suona comunque poco fraintendibile.

Ho visto cose belle, ho cercato di fermarle, una volta non fotografavo, se lo facevo nono sviluppavo i rullini. 
Ora penso che valga la pena conservare cose belle. 

Il viaggio per il ritorno ha avuto come terza tappa l'incontro con un vecchio amico con cui c'è stato un po' d'attrito, in un quarto d'ora ci siamo detti quel che ci aveva rispettivamente ferito e ci siamo rappacificati.

La quarta tappa: una cena a casa d'amici. Abbiamo cucinato insieme e bevuto vino, parlato di varie cose ed eravamo sereni. Speravo si potesse realizzare un mio desiderio. Forse non è ancora tempo o lo è già stato e non me ne sono accorta.

Il viaggio ha continuato per Brussel, che se a primo impatto mi era sembrata una misurata tragedia che mostra i segni di un'antica ambizione declinata (una dimessa reazione allo scorrere della vita) poi mi ha sorpresa con una strana e discreta vivacità, una sensibilità certamente diversa da quella olandese che finora ho conosciuto.

L'umanità è varia, come in un fiume non ci sono due gocce d'acqua uguali, ma alla vista tutto scorre e non pensiamo ad altro, a questo mi ha fatto pensare Brussel.
Ho avuto un po' paura a scoprirmi una sicurezza, nel dare giudizi, che non posso permettermi.

In aeroporto ho avuto come compagna di sedile una donna stupenda, ma mani forti come quelle d'uomo, Amal: che parla solo arabo e nederlandese; ha capito che avevo una certa dimestichezza con le notti in aeroporto. 
Ha usato, come me, la valigia per poggiare le gambe e il cappotto come coperta. Senza parlare ha fatto capire che avrebbe gradito poggiare la sua testa sulla mia spalla. 
Ho saputo la sua storia solo quando un'altra donna, sua conterranea che ha vissuto in Spagna per dieci anni, si è aggiunta a noi e ha iniziato a parlarmi.
Un viaggio verso la terra d'origine dopo 10 anni che ha vissuto in Belgio come clandestina, senza poter vedere una parte importante della sua famiglia. Torna per vedere i parenti, per un funerale. Scoprirsi avanti con gli anni e rimanere soli.

L'umanità è varia. Ho una nuvola nel cuore. 
I viaggi hanno sempre qualcosa di bello da offrire. 
Riabbracciare la mia famiglia è stata una cosa meravigliosa.

    Brussel, sul Palazzo di Giustizia: "basato sui fatti disponibili (in caso di dubbi)"


    Cigni ballerini.


    L'ultima luna lasciando la famiglia


     Almere, un canale.


    Non potevo far mancare una foto delle nuvole viste dall'alto, dove praticamente è posizionata la mia testa...

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